Non ho alcun titolo accademico per potermi esprimere, non sono un medico né un nutrizionista e non voglio sembrare un tuttologo, quindi, parlo soltanto della mia esperienza personale.
Da giovane ero un fuscello, tra i venti e i trent’anni pesavo 63 Kg per 177 cm di altezza. Praticavo l’alpinismo di livello e mi allenavo quotidianamente per mantenere la forma fisica. Cosa mangiavo? Non mi ricordo. In quei tempi non davo alcun peso alla dieta perché qualsiasi cosa ingurgitassi veniva bruciata in una caldaia governata dagli ormoni che, a quel tempo, giravano vorticosamente nel mio corpo.
Poi mi è successo quello che succede, mediamente, a tutti. Ho iniziato a lavorare, mi sono sposato, ho avuto dei figli, l’attività sportiva è stata di molto limitata, lo stress è aumentato (a vent’anni pochissima gente ha un mutuo da pagare, un lavoro da conservare, un capufficio #bastardodentro, dei figli da mantenere e far studiare) e quindi, lentamente, ma inesorabilmente, ho incominciato a prendere quel chilo, chilo e mezzo di peso all’anno. Non di più, non un chilo a settimana che uno se ne accorge, ma pochi inesorabili grammi al giorno, per trent’anni, che mi hanno portato ai 92 Kg di peso di alcuni anni fa.
Anch’io, come tutti, non sono rimasto passivo in questi trent’anni. Sempre, regolarmente al rientro dalle ferie estive, scattava il piano “dieta”, con restrizione calorica, fame belluina causata da introiti calorici di 1200 calorie, a fronte delle 2500-3000 spese, diversi chili persi (erano soprattutto acqua e massa magra, ma questo non lo sapevo ancora) che regolarmente venivano poi ripresi nel corso dell’anno. Con la differenza che ne perdevo 3-4 in un mese e poi stavo un anno per recuperarli tutti e metterne vicino un altro.
La svolta l’ho avuta nell’agosto del 2013 quando, dopo un periodo di stress che ormai durava da anni, una volta salito sulla bilancia, una domenica mattina, ho deciso veramente di cambiare vita. Ecco la parola magica. Cambiare vita. Cambiare stile di vita. Non mettersi semplicemente “a dieta”.
Il problema non erano soltanto i chili che pesavano, il problema erano gli esami ematici che mostravano un quadro molto vicino al diabete di tipo II. Un livello di glicemia a digiuno abbastanza elevato, una steatosi epatica, causata dal modo errato di alimentarsi e dal tipo di vita. Non crediate sia un quadro tanto disastrato. Un amico medico, più o meno mio coetaneo, primario ospedaliero, mi ricordo, quando gli feci vedere i miei esami mi disse “Che problemi ci sono? alla nostra età tutti abbiamo la steatosi epatica e la glicemia alta, tu sei ancora fortunato che hai la pressione bassa”. Ecco, credo che questo sia uno dei problemi principali. L’accettazione del decadimento fisico e della malattia (perché per quanto mi riguarda la steatosi epatica e la glicemia alta sono due malattie, anche se non vengono considerate tali) da parte del mondo accademico e, di conseguenza, di tutta la popolazione che diventa parte di un gioco statistico. Dato che tutti hanno la glicemia alta, non serve fare nulla per ristabilire il giusto equilibri. Non voglio però entrare in discorsi che non mi competono e che non mi interessa approfondire. Ritorniamo alla mia “dieta”. Per prima cosa incominciai a camminare, prima dieci minuti, poi mezz’ora e piano piano un’ora e mezza. Ogni sera. Inizialmente ripresi delle vecchie tabelle di alimentazione di un team di cui facevo parte negli anni ’80, che già iniziava a considerare l’impatto glicemico degli alimenti e il lavoro sull’insulina. Poi iniziai a studiare le varie diete e, nel tempo, ne trovai una che fa esattamente al caso mio. Si tratta della dieta GIFT che, appunto non è una dieta nel senso comune che viene dato alla parola, ma una serie di principi di alimentazione e, soprattutto, di stile di vita, che si può e si deve portare avanti per tutta la vita. Non voglio fare pubblicità a nessuna dieta. GIFT è andata bene per me, ma magari altri possono avere successo con altri principi alimentari. La base di tutto, però, come ho scritto più volte in questo Blog, è il movimento. Continuo, costante. Io personalmente mi sono iscritto ad una squadra di triathlon, scelta che forse da qualcuno potrebbe essere giudicata estrema, ma tutto sommato non lo è. Io sapevo nuotare, portare una bicicletta e correre, per cui l’ho ritenuto una scelta in linea con il mio carattere, ma ognuno può scegliere quello che vuole, importante che non sia troppo impattante sull’apparato osteoarticolare e che permetta di essere svolto senza noia. Una attività fisica deve piacere. Se si prova piacere a praticarla si cercherà di farlo sempre, se invece è un peso, verrà abbandonata alle prime difficoltà e ogni scusa sarà buona per restarsene sul divano a schiacciare i pulsanti del telecomando (stasera sono stanco, ho avuto una giornata piena, lo stress mi sta uccidendo ecc.). Bene, siamo alla fine del pistolotto. Questo post è stato l’introduzione a quella che sarà questa parte del Blog, una analisi dei principi sui quali si basa la ricerca della perdita di massa grassa, e una disamina di tutte le “diete” più famose che ci sono in giro e di quelle che arriveranno in futuro, cercando di analizzare tutti i pro e i contro di ciascuna di esse. Stay tuned e continua a seguire il Blog.
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