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Immagine del redattoredott. Rodolfo Vittori

Con l'autunno arriva il disturbo affettivo stagionale



Già nel 400 a.c. Ippocrate descriveva un disturbo depressivo che era legato alla stagionalità e quindi, praticamente da sempre, si sa che l’umore di una persona può essere influenzato dalle variazione dovute alle situazioni ambientali delle stagioni.


Un disordine psicofisico stagionale, che causa molte alterazioni dell’umore, è il Disturbo Affettivo Stagionale (SAD).


Il disturbo venne descritto per la prima volta da Norman E. Rosenthal e colleghi del “National Institute of Mental Health” nel 1984. Si presenta ai cambi di stagione, ma principalmente in autunno, con l’accorciamento delle giornate e, conseguentemente con la diminuzione delle ore di luce solare.


La carenza di luce solare interviene nella produzione di melatonina, l’ormone che controlla i ritmi circadiani e con la regolazione della serotonina che, come si sa, è l’ormone della felicità.


L’epifisi, o ghiandola pineale, posta dietro all’epitalamo, venne definita da Cartesio la "sede dell'anima" e anello di giunzione fra la Res Cogitans e la Res Extensa (la coscienza e il corpo). Per gli orientali, l’epifisi costituisce il "terzo occhio” che, se aperto, penetra nelle dimore di cose ineffabili.


L'epifisi, stimolata dal ciclo buio-luce e da altre determinanti ambientali come i campi elettromagnetici, secerne la melatonina. La melatonina agendo sul sistema endocrino, sul sistema immunitario e verosimilmente su quello nervoso, informa l'organismo delle variazioni ambientali permettendogli di adeguarsi ad esse.


Mano a mano che le giornate si accorciano e andiamo verso l’inverno, aumentano i livelli di melatonina e diminuiscono quelli di serotonina. La sindrome del Disturbo Affettivo Stagionale è collegato proprio a questo squilibrio biochimico nel cervello, che causa uno spostamento del ritmo circadiano interno.


Le persone che sono colpite da questa sindrome si sentono sempre assonnate e letargiche, inoltre, con la minore esposizione alla luce solare, diminuiscono drasticamente i livelli di vitamina D, che sono collegati allo sviluppo di sindromi depressive.


Di fatto, la vitamina D non è una molecola unica, ma si tratta di un gruppo di vitamine. Esistono, infatti le vitamine D1, D2, D3, D4 e D5. Le più importanti per il nostro corpo sono la Vitamina D2 ed in particolare la Vitamina D3.


La Vitamina D3, il colecalciferolo, nota anche come Vitamina “del Sole”, viene prodotta nel nostro corpo a partire dal colesterolo, attraverso una complessa reazione chimica che dipende dall'esposizione alla luce solare, in particolare dall'irradiazione di UVB.


Pertanto, risulta abbastanza chiaro che la riduzione della luce in autunno e in inverno, limita la produzione di questa vitamina che, nel nostro organismo, agisce di fatto come un ormone, ovvero come un messaggero chimico, che trasmette informazioni tra una cellula ed un'altra o tra gruppi di cellule.


Esistono diverse forme di SAD, ma quella che ci interessa di analizzare adesso è quella invernale, che è anche la forma più comune. La sindrome si manifesta con una sintomatologia depressiva che inizia nel periodo autunnale e raggiunge il picco durante l’inverno.


I più colpiti sono soprattutto i giovani tra i 18 e i 30 anni, prevalentemente di sesso femminile, che manifestano una diminuzione del tono dell’umore, particolarmente accentuata di sera.


Alla diminuzione del tono dell’umore si accompagnano stanchezza mentale e fisica, difficoltà di concentrazione, irritabilità, ansia, ipersonnia o, al contrario, insonnia.


La diminuzione di serotonina peggiora anche il rapporto con il cibo, causando iperfagia, peggioramento della BED nelle persone che ne soffrono, con conseguente aumento di peso.


Frequentemente sono presenti anche sintomi di tipo fisico, come cefalea, palpitazioni e dolori generici in tutto il corpo.


Uno dei trattamenti che possono giovare è quello fototerapico. È stato dimostrato che una esposizione quotidiana di almeno 30 minuti a un’intensità di 10000 lux, che simula la luce naturale, fornisce ottimi risultati nel trattamento della SAD. La luce catturata dalla retina, infatti, stimola le aree del cervello in cui avviene la sintesi degli ormoni che regolano l’umore.


Per chi soffre di ansia o di sindromi depressive, il cambio di stagione è un momento particolarmente problematico e in queste persone la SAD può avere dei risvolti critici. Anche tutte le persone che hanno uno stile di vita particolarmente stressante possono risentirne maggiormente.


I migliori consigli, come sempre, quando si tratta di questi temi, riguardano la pratica di esercizio fisico regolare, possibilmente in compagnia, un’alimentazione sana ed equilibrata, e una vita attiva all’aria aperta, oltre ad una integrazione di Vitamina D3 che, purtroppo, gli alimenti moderni che portiamo sulle nostre tavole, non riescono a garantire i livelli minimi giornalieri necessari.


In caso di situazioni più complesse, un percorso psicologico può certamente portare dei benefici.

 

Se avete problemi di SAD e pensate di avere bisogno di aiuto non esitate a contattarmi.




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Riferimenti bibliografici


Labban, L.; Seasonal affective disorder (SAD) and vitamine D deficiency. Ec Nutrition Editor’s Column 01, 2016, 06-07


Melrose, S.; Seasonal affective disorder: An overview of assessment and treatment approaches. Depression Research and Treatment, 2015, 1-6


Rosenthal, N. E., Mazzanti, C. M., Barnett, R. L., Hardin, T. A., Turner, E. H., Lam, G. K., Ozaki, N., & Goldman, D. (1998). Role of serotonin transporter promoter repeat length polymorphism (5-HTTLPR) in seasonality and seasonal affective disorder. Molecular Psychiatry, 3(2), 175-177. https://doi.org/10.1038/sj.mp.4000360


Rosenthal N.E., MD and Co., Seasonal affective disorder: A description of the syndrome and preliminary findings with light therapy. Arch. Gen. Psychiat. 1984, 41: 72-80


Wehr, T. A., Duncan, W. C. Jr, Sher, L., et al; A circadian signal of change of season in patients with seasonal affective disorder. Archives of General Psychiatry, 2001, 58, 1108–1114

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